di Guglielmo Malagodi
Tratto da cronache di Liberal del 26 gennaio 2010

Dal presidente della Cei Angelo Bagnasco è arrivato un incoraggiamento «ai cattolici impegnati in politica ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani».

In questo contesto, ha detto Bagnasco, è auspicabile che «questa stagione contribuisca a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni». E cioè restando fedeli «ai valori che costituiscono il fondamento della civiltà, la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli, il lavoro come possibilità di realizzazione». Le parole di Angelo Bagnasco sono risuonate all’interno del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana che si è aperto ieri a Roma. «Sogno – ha ammesso il porporato – italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico. So che per riuscire in una simile impresa ci vuole la Grazia abbondante di Dio, ma anche chi accetti di lasciarsi da essa investire e lavorare. Ci vuole una comunità cristiana in cui i fedeli laici imparino a vivere con intensità il mistero di Dio nella vita, esercitandosi ai beni fondamentali della libertà, della verità, della coscienza. Se questo è un sogno – ha concluso – so che ad esso ci si può avvicinare anzitutto attraverso le circostanze ordinarie dell’esistenza, le tappe apparentemente anche più consuete, ma che racchiudono in se stesse la cadenza del progetto che avanza».

Tanti sono stati i temi affrontati da Bagnasco nella sua prolusione, dall’ambiente all’effetto nefasto di certa stampa sui comportamenti sociali; dalla centralità della famiglia all’economia disastrata dal cattivo esempio di certi esponenti finanziari. «La situazione economica che non poco ci ha preoccupato nella stagione precedente – ha detto Bagnasco – appare oggi, se guardiamo allo scenario macroeconomico, incamminata verso una fase di prudente ma indubitabile recupero. L’Italia, che già mentre la crisi imperversava ci è parsa almeno in parte al riparo dagli scossoni più violenti, oggi sembra aver colto con una certa prontezza la via della ripresa». Il cardinale ha sottolineato che questo risultato è possibile «grazie ad una serie di salvaguardie del nostro sistema economico e finanziario complessivo, che sono state rafforzate, ma anche grazie all’intraprendenza delle nostre imprese che hanno saputo fronteggiare l’inasprimento delle condizioni del mercato attraverso il riposizionamento strategico del proprio impianto produttivo».

Ma poi Bagnasco si è soffermato a lungo sulla tragedia di Rosarno. I fatti terribili successi in Calabria di recente e le parole del Papa hanno messo in moto nell’opinione pubblica una riflessione sull’umanità degli immigrati – ha detto Bagnasco – che nessuna «ruspa» potrà facilmente rimuovere. «Ritengo – ha detto il cardinale – che l’opinione pubblica nazionale abbia con l’occasione potuto avviare una riflessione che nessuna ruspa può facilmente rimuovere. Voci sagge – ha aggiunto – si sono alzate per dire cose importanti, da non scordare. Io vorrei riprendere le parole essenziali che il Pontefice ha usato per centrare il cuore del problema: “Bisogna ripartire dal significato della persona. Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare, nell’ambito del lavoro, dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita”. Niente può farci dimenticare questa verità – ha commentato il presidente dei vescovi italiani -: l’immigrato è uno di noi; noi italiani siamo stati a nostra volta immigrati, e prima di noi lo è stato Gesù. Bisogna partire da qui, e mai staccarsi da questa consapevolezza che va incardinata nei pensieri personali e collettivi degli adulti, come dei giovani e dei bambini. Dio è il garante della profondità e della “risonanza” in noi del volto dell’uomo, di ogni uomo» ha concluso Bagnasco. «Questo naturalmente vale in ogni angolo della terra, e vale anche per la violenza patita dai cristiani in alcuni Paesi, tanto più se si manifesta nei giorni più cari alla tradizione evangelica».