Il ministro della Sanità: anche per minorenni
Per la fine dell’anno, Zapatero vorrebbe anche approvare la riforma dell’aborto,  che verrebbe liberalizzato entro le prime 14 settimane. Eppure negli ultimi 10 anni la Spagna ha visto crescere del 126% le interruzioni di gravidanza
di Michela Coricelli
Tratto da Avvenire del 15 settembre 2009

Non ci sarà bisogno di ricetta medica. Basterà una semplice richiesta al farmacista – «Vorrei la pillola del giorno dopo» – e niente altro. La potranno acquistare tutti, senza limiti d’età: anche i minorenni. Il farmaco sarà disponibile nelle farmacie spagnole alla fine del mese: lo ha annunciato il ministro della Sanità Trinidad Jimenez in un’intervista alla radio Ser. L’iniziativa, ha detto, è stata coordinata con i farmacisti spagnoli. Si conferma la tendenza iniziata sei anni fa: il governo di José Luis Rodriguez Zapatero, su certi argomenti, non indugia. Corre. E poco importa se i temi sono spinosi, riguardano il terreno dell’etica, sollevano dubbi morali e polemiche sociali con una buona fetta di popolazione (cattolica).

La fretta sembrerebbe più importante di un ampio dibattito pubblico che porti ad accordi o compromessi.

La responsabile della Sanità lo aveva già anticipato lo scorso maggio: la cosiddetta «pillola del giorno dopo» si distribuirà in tutte le farmacie, senza ricetta medica. Per l’esecutivo Zapatero non va considerato come un farmaco che provoca l’aborto.

Ma dopo le accese polemiche esplose la scorsa primavera, il ministro Jimenez ha voluto chiarire che non si tratta nemmeno di un metodo anticoncezionale normale: è solo d’emergenza. Chi non digerisce quest’ennesimo strappo spagnolo, non capisce bene, però, perché uno strumento d’ «emergenza» – finora trattato come tale, dunque prescritto solo dopo una visita medica – da ora in poi sarà totalmente libero, disponibile in farmacia anche per i giovanissimi. Jimenez, come riferisce la stampa spagnola, considera che la pillola servirà a ridurre le gravidanze non desiderate e dunque anche gli aborti. Ma è proprio certo, il governo spagnolo, che questo metodo funzioni? L’Istituto di Politica Familiare ha pubblicato un rapporto che sostiene l’esatto contrario: in base ai dati di «dieci studi realizzati in differenti Paesi», si dimostra che «l’aumento della contraccezione di emergenza non ha avuto nessun effetto sui tassi di gravidanze non desiderate e sugli aborti». Fra le cifre esaminate dall’Ipf, ci sono quelle del dipartimento di statistica britannico o della direzione di indagini francese. Ma il governo spagnolo ha già deciso e andrà avanti per la sua strada.

Mentre la Spagna annaspa nella peggiore crisi economica degli ultimi decenni, la stagione au­tunnale si preannuncia caliente su altri fronti. L’arrivo della «pil­lola del giorno dopo» nelle far­macie coinciderà probabilmente con lo sbarco della riforma del­l’aborto in Parlamento: l’esecuti­vo vorrebbe approvarla entro la fine dell’anno.

Attualmente in Spagna si può a­bortire solo in tre casi: violenza sessuale (nelle prime 12 settima­ne), malformazione del feto (22 settimane) o grave rischio fisico o psicologico per la madre (senza limiti temporali). Con la riforma, l’aborto verrà completamente li­beralizzato entro le prime 14 set­timane di gestazione. La polemi­ca proposta socialista prevede la possibilità di interrompere la gravidanza – senza il permesso di genitori o tutor – anche per le ra­gazze di 16 e 17 anni. Secondo il governo socialista la nuova legi­slazione è necessaria. Ma non tutti gli spagnoli sono della stes­sa opinione: la risposta alla rifor­ma sarà una grande manifesta­zione, in programma per il 17 ot­tobre a Madrid. Nel 2007 in Spagna sono stati re­gistrati 112. 138 aborti, uno ogni 4, 7 minuti. Una triste, macabra classifica: il Paese iberico si è po­sizionato al quarto posto, nell’U­nione europea, per numero di a­borti, dietro a Regno Unito, Fran­cia e Romania. La Spagna ha su­perato Germania e Italia. In dieci anni, il numero di gravidanze in­terrotte volontariamente ha fatto un balzo in avanti del 126%.