Scoperto negli archivi vaticani il documento incompiuto di Leone XIII
di Giacomo Galeazzi
Tratto da Vatican Insider

Si intitola «Decursu saeculorum» l’enciclica incompiuta di Leone XIII ritrovata un mese e mezzo fa negli archivi vaticani. Padre Hugo Thistleway e alcuni ricercatori che collaborano con lui hanno scoperto il documento iniziato e mai terminato da papa Vincenzo Gioacchino Pecci sulla devozione mariana e il rosario. «Gli archivi vaticani sono un’immensa miniera dalla quale affiorano ancora oggi tesori nascosti», commenta uno stretto collaboratore del cardinale salesiano Raffaele Farina, Bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa.

Del pontefice dell’enciclica «Rerum novarum» è passato alla storia l’afflato sociale, ma fu soprattutto grazie al suo impulso che la cattolicità intensificò la catechesi mariana per dimostrare come la storia e il valore della devozione alla regina degli apostoli fosse importante per la Chiesa universale e per l’umanità. Leone XIII non si risparmiò per elogiare ed incrementare il rosario: tra documenti maggiori e minori si calcolano 22 interventi al riguardo. Il 5 settembre 2010, durante la visita apostolica nella cittadina laziale di Carpineto Romano (paese natale di Leone XIII), è stato Benedetto XVI, in occasione del bicentenario della nascita, a ricordare nell’omelia come il suo predecessore abbia contribuito «all’incremento della devozione mariana, specialmente mediante il Santo Rosario». E ciò «in un’epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa salito al Soglio Pontificio nel 1878, dopo la breccia di Porta Pia, Leone XIII, quindi ancora politicamente e fisicamente “prigioniero” in Vaticano». Una devozione mariana che è anche legame storico.

L’Immacolata, infatti, è patrona di Carpineto Romano: il 6 dicembre 1657, il Consiglio comunale di Carpineto (il paese era colpito dalla peste bubbonica) decise di raccomandarsi alla Madonna e fece un voto pubblico. Esiste ancora il registro firmato, nel quale gli antenati concittadini di Leone XIII si impegnavano a festeggiare il giorno dell’Immacolata l’8 dicembre (duecento anni prima della proclamazione del dogma) a fare digiuno la vigilia e quindi il giorno 7 e a consacrare un giorno durante l’anno all’Immacolata. «Il Magistero della Chiesa da sempre ha promosso il culto e la devozione alla Vergine onorandola e invocandola come Regina degli apostoli e di ogni apostolato- spiega il teologo paolino, padre Giovanni Perego-. Certamente il magistero di Leone XIII, con le sue numerose encicliche sul rosario, indicò la via per una particolare spiritualità mariana». Per milioni di credenti l’orientamento alla devozione verso Maria madre e regina degli apostoli è venuto dall’enciclica di Leone XIII «Adiutricem populi christiani» sul santo rosario, dove si evidenzia come la Madonna «aiutò mirabilmente i primi fedeli colla santità dell’esempio, con l’autorità del consiglio, con la soavità del conforto, con la virtù delle sante preghiere; mostrandosi in verità Madre della Chiesa e Maestra e Regina degli apostoli, ai quali fu enziandio larga di quei divini oracoli che serbava in fondo al cuore».

Come con l’enciclica «Tametsi futura» su Gesù, Leone XIII indicò agli uomini del nuovo secolo i capisaldi del loro avvenire sociale e religioso nell’insegnamento e nell’esempio di Cristo «Via, Verità e Vita del mondo e dell’uomo», così, quattro anni prima (5 settembre 1895), con la «Adiutricem populi christiani» aveva indicato al mondo la Madonna come «la Madre della Chiesa, maestra e regina degli apostoli, via all’unità ecclesiale e mondiale». Leone XII, parlando della missione assegnata da Gesù morente a Maria, scrive: «Ella accettò ed eseguì di gran cuore le parti tutte di quel singolare e laborioso ufficio, i cui inizi furono consacrati nel Cenacolo». Dieci encicliche e sette lettere apostoliche furono dedicate da Leone XIII alla devozione a Maria, soprattutto sotto la forma del Rosario. Da Gregorio XIII a Leone XIII sono numerosissimi i documenti pontifici riguardanti il rosario. La maggior parte di questi riguarda l’erezione di confraternite, la disciplina, i privilegi. A ciò si collega l’accettazione del Santuario della Madonna del Rosario di Pompei, offerto dal fondatore il beato Bartolo Longo e la sua elevazione a Basilica Pontificia. Nel magistro di Leone XIII, la devozione mariana si estende a quella verso San Giuseppe (già dichiarato nel 1870 patrono della Chiesa universale da Pio IX) nella convinzione che «esistono buoni motivi per credere che ciò risulterà particolarmente gradito alla stessa Vergine Santa».

Con l’enciclica «Quamquam pluries», Leone XIII è stato il primo Papa a tracciare le linee di una teologia di san Giuseppe, definendone chiaramente i titoli che lo inseriscono nella storia della salvezza, ossia della redenzione umana, sia a livello dell’incarnazione, come sposo di Maria e padre di Gesù, sia a livello della vita della Chiesa, della quale è il naturale protettore. E nel primo Centenario della sua pubblicazione, il 15 agosto 1989, Giovanni Paolo II ha scritto un’Esortazione apostolica («Redemptoris Custos) per ribadire che la figura e la missione di san Giuseppe fanno parte integrante della storia della salvezza, in stretta unione con il mistero dell’incarnazione (Gesù e Maria) e della redenzione (la Chiesa).

Leone XIII vide nel rosario «una maniera facile per far penetrare ed inculcare negli animi i dogmi principali della fede cristiana». Riguardo ai mali della società, il Papa della Rerum novarum incoraggia e invita a questa preghiera per superare l’avversione al sacrificio e alla sofferenza ponendo la propria fede e il proprio sguardo sulle sofferenze di Cristo; l’avversione alla vita umile e laboriosa si supera da parte del cristiano meditando sull’umiltà del Salvatore e di Maria; l’indifferenza verso i misteri della vita futura e l’attaccamento ai beni materiali si guariscono meditando e contemplando i misteri della gloria di Cristo, di Maria e dei santi.