Roma, 13 maggio 2012. Parte la grande marcia per riaffermare che tutta la realtà è buona. E che nessuna creatura è indegna di esistere.
Una generazione di persone coraggiose e determinate, ma spesso isolate e divise, ha così aperto la strada alle nuove generazioni, che alle passate si rifanno, ma con metodi, strategie e idee talora diverse. Oggi infatti la disgregazione sociale e familiare è ben più evidente di venti o trent’anni fa; l’aborto, in molti paesi europei, è sempre più una scelta indifferente; la giornata per la vita, in Italia, è ormai quasi sempre celebrata senza neppure nominare la parola “aborto”, per non creare problemi. Eppure queste condizioni non limitano l’entusiasmo pro life, al contrario accade qualcosa di nuovo. Grazie da una parte all’insistenza di Benedetto XVI sulla sacralità della vita; dall’altra ai nuovi mezzi di comunicazione, come internet, che permettono a molti giovani di venire a sapere cose che nessun adulto avrebbe mai detto loro. E grazie anche alla consapevolezza che la battaglia pro life deve essere pubblica, per le strade; deve nel contempo ricorrere con più efficacia alla scientificità delle argomentazioni; deve, infine, svincolarsi dalle logiche partitiche. Non c’è più oggi, in Italia, una Dc, che per tanti anni ha monopolizzato, spesso per “normalizzare”, certe istanze giudicate scomode.
In un modo o nell’altro il 12 maggio a Roma, presso l’ateneo pontificio Regina Apostolorum, convocati dal Movimento Europeo Difesa Vita (Medv) e dall’associazione Famiglia Domani, avrà luogo un convegno con relatori di grande competenza scientifica che da anni affrontano con coraggio il tema della vita nascente: Giuseppe Noia, ginecologo e cofondatore della Quercia millenaria, Renzo Puccetti, uno dei bioeticisti di Radio Maria, padre Ignacio Barreiro, già presidente di Vita Umana Internazionale, Carlo Bellieni, neonatologo di fama internazionale e membro della Pontificia Accademia per la Vita, Marisa Orecchia, presidente di Federvita Piemonte, e altri. Nell’ambito del convegno verranno anche premiate alcune personalità distintesi per la dedizione alla causa. Tra gli altri, il medico Antonio Oriente, abortista convertito alla causa pro life, e l’ingegner Mario Paolo Rocchi, cofondatore del primo Centro di Aiuto alla Vita in Italia e ideatore del Progetto Gemma, che tante mamme e tanti bambini ha salvato in questi decenni. Al convegno seguirà l’adorazione eucaristica, in Santa Maria Maggiore, alla presenza del cardinale Burke, e in comunione con i pro life croati di “Vigilare”, che organizzano un evento analogo negli stessi giorni.
L’indomani mattina, 13 maggio, partirà la Marcia nazionale per la vita, sul modello di quelle che si svolgono in tutta Europa: dal Colosseo a Castel Sant’Angelo per dire che ogni creatura ha diritto alla vita, non secondo una concezione settaria, dogmatica o ideologica, ma in nome del diritto naturale iscritto nel cuore di ogni uomo. La marcia sarà aperta da alcune testimonianze, tra cui quella di Gianna Emanuela Molla, la figlia di santa Gianna Beretta Molla. Vi parteciperanno delegazioni polacche, nigeriane e tedesche, aderenti alla Comunità Giovanni XXIII di don Benzi, all’Ordine di Malta, all’Unitalsi, i francescani dell’Immacolata, le Sentinelle del mattino di don Andrea Brugnoli, membri della comunità evangelica di Roma, volontari del Movimento per la vita e di Scienza e Vita, dell’Associazione Meter, della rivista il Timone, di realtà laiche, eccetera (più di 90 le sigle aderenti). Con l’adesione entusiasta di molti movimenti per la vita europei e americani, consapevoli che Roma è non solo la capitale dell’Italia, ma un faro di luce per tutta l’umanità; e con la benedizione dei cardinali Bertone, Bagnasco, Caffarra, Burke, Comastri e di tanti vescovi, tra cui – da segnalare per l’entusiasmo espresso – monsignor Luigi Negri.
Arrivederci a Roma, dunque, con tanta speranza nel cuore. E con alcune consapevolezze di fondo, così sintetizzate in un documento che sarà diffuso in quell’occasione: «Difendere la vita sin dal concepimento deve essere questo: affermare prima di tutto una visione del mondo buona; e non può essere sentimentalismo o “tenerezza”, ma una forte affermazione delle ragioni di un amore, perché senza le radici cioè senza le ragioni, non si costruisce nulla. Non si può difendere il feto umano con la stessa flaccidezza con cui si difende la foca monaca. (…) La sfida è di smettere l’attività di critica autoconsolatoria e sterile, e mostrare come già esista un mondo nuovo, più bello e umano di quello basato sull’egoismo. Questo non significa “niente critica”, ma una “critica intelligente”, che mostri con ironia la degenerazione e l’abuso di credulità popolare del mondo pro choice, che in realtà non offre una “vera scelta”, ma solo una via di fuga dalla responsabilità e dalla felicità, senza nessuna alternativa costruttiva».