Tratto da Il Foglio del 31 marzo 2010

Basta con i legami di sangue, di Dna e persino uterini. Da ora in poi i bambini inglesi sul certificato di nascita potranno avere due padri (se sono fortunati, uno dei due potrebbe essere perfino il genitore biologico), e della madre nemmeno l’ombra.

E’ l’atto finale dell’attuazione della nuova legge nazionale su fecondazione e dintorni, l’Human Fertilisation and Embryology Act del 2008, che ribalta una consuetudine stabilita ai tempi della regina Vittoria e con una scorciatoia legale accoglie a braccia aperte maternità surrogate e famiglie gay.

Della prima apertura sul tema avevano beneficiato, l’anno scorso, le femmine, single o gay che fossero: a fianco al loro nome, al momento della nascita del bambino, hanno la possibilità di indicare una persona qualunque come secondo genitore. Può essere la fidanzata o la moglie della mamma, il migliore amico gay o un vicino di casa, purché disponibile a impegnarsi a sostenere il bambino anche economicamente, al bisogno. Per soddisfare il politically correct britannico, alla legge è stata data qualche altra aggiustatina. Cancellato il riferimento al fatto che il benessere del bambino comprendesse “il bisogno di avere un padre”, offensivo nei confronti di madri single e lesbiche, e sostituito con la necessità di garantire “supporto genitoriale”.

All’epoca, qualcuno sollevò la questione della scomparsa del padre, e i gruppi di pressione della comunità lesbica risposero che è meglio avere due mamme (e una Principessa Azzurra sul certificato di nascita) piuttosto che un padre ubriaco e violento. Dal 6 aprile prossimo, i maschi non picchiatori e “impegnati in relazioni stabili” si prenderanno la loro rivincita tagliando fuori le femmine, ridotte a fabbriche temporanee dei loro figli. Ai padri nel frattempo è stato garantito il diritto al “congedo per paternità”, e il beneficio toccherà anche alle famiglie gay. Un sì imbarazzato, la scorsa settimana, lo aveva detto pure il leader dei Tory, David Cameron.

Certo, prima di questa legge c’era l’adozione, ma era una strada “lunga e spiacevole”, dicono da Stonewall, storico gruppo di attivisti per i diritti dei gay. Ci sono di mezzo assistenti sociali pignoli, e poi bisogna dimostrare che un bambino con due padri possa crescere felice e senza scompensi. Altrimenti le coppie erano costrette ad andare all’estero e a tornare con il loro fagottino, pagato carissimo, per giunta con il rischio che non venisse riconosciuto come figlio loro. Non tutti potevano essere fortunati come Steven e Ivan, i due aitanti poliziotti che l’anno scorso sono diventati i primi padri accoppiati d’Inghilterra. Nel loro caso, a fornire tutto il necessario (a partorire, insomma, dopo essere stata fecondata dal seme di Ivan) fu la sorella di Steven, Lorna, che figura ancora sul certificato di nascita del piccolo William. E che però ha assicurato di non volersi avvalere dei propri diritti di madre.