Benedetto XVI visita la sede romana dell’Università Cattolica e ricorda l’importanza che il rapporto tra fede e ragione ha avuto per la cultura europea

di Andrea Tornielli
Tratto da Vatican Insider

«Paradossalmente, proprio la cultura positivista, escludendo la domanda su Dio dal dibattito scientifico, determina il declino del pensiero e l’indebolimento della capacità di intelligenza del reale». Lo ha detto Papa Ratzinger questa mattina, nel corso della visita alla sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in occasione del 50° anniversario dell’istituzione della facoltà di Medicina e chirurgia intitolata al fondatore, padre Agostino Gemelli. Benedetto XVI è stato accolto nel piazzale del Policlinico, dove si è svolta la cerimonia all’aperto, dal cardinale Angelo Scola, presidente dell’Istituto Toniolo, dal Vicario di Roma Agostino Vallini, dal ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, dal pro-rettore della Cattolica Franco Anelli. Tra le autorità presenti anche il presidente della Camera Gianfranco Fini e il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Il Papa nel suo discorso ha ricordato che le scienze hanno oggi trasformato «la visione del mondo e la stessa auto comprensione dell’uomo» e le nuove scoperte e le tecnologie innovative, oltre a essere ragione di orgoglio, non sono «prive di inquietanti risvolti». Benedetto XVI ha infatti fatto notare come, nonostante il diffuso «ottimismo del sapere scientifico», siamo in presenza di «una crisi del pensiero». L’uomo è «ricco di mezzi, ma non altrettanto di fini», e vive «spesso condizionato da riduzionismo e relativismo, che conducono a smarrire il significato delle cose; quasi abbagliato dall’efficacia tecnica, dimentica l’orizzonte fondamentale della domanda di senso, relegando così all’irrilevanza la dimensione trascendente».

In questo contesto, «il pensiero diventa debole e acquista terreno anche un impoverimento etico, che annebbia – ha detto il Papa – i riferimenti normativi di valore». Benedetto XVI ha quindi ricordato la «feconda radice europea di cultura e di progresso», che oggi «sembra dimenticata». In essa, la «ricerca dell’assoluto – quaerere Deum – comprendeva l’esigenza di approfondire le scienze profane, l’intero mondo del sapere». La ricerca scientifica – ha affermato Ratzinger – e la domanda di senso, «pur nella specifica fisionomia epistemologica e metodologica, zampillano da un’unica sorgente, quel Logos che presiede all’opera della creazione e guida l’intelligenza della storia». Ecco perché una mentalità «fondamentalmente tecnopratica genera un rischioso squilibrio tra ciò che è possibile tecnicamente e ciò che è moralmente buono, con imprevedibili conseguenze».

Il Papa ha quindi invitato la cultura a riscoprire «il vigore del significato e il dinamismo della trascendenza», aprendosi «con decisione l’orizzonte del quaerere Deum». E ha agiunto che «lo stesso impulso alla ricerca scientifica scaturisce dalla nostalgia di Dio che abita il cuore umano: in fondo, l’uomo di scienza tende, spesso inconsciamente, a raggiungere quella verità che può dare senso alla vita. Ma per quanto sia appassionata e tenace la ricerca umana, essa non è capace con le proprie forze di approdo». È Dio che «deve prendere l’iniziativa di venire incontro» all’uomo. Per restituire alla ragione «la sua nativa, integrale dimensione» bisogna allora – ha spiegato Benedetto XVI – riscoprire «il luogo sorgivo che la ricerca scientifica condivide con la ricerca di fede… Scienza e fede hanno una reciprocità feconda, quasi una complementare esigenza dell’intelligenza del reale».

Il Papa ha poi notato come «paradossalmente, proprio la cultura positivista, escludendo la domanda su Dio dal dibattito scientifico, determina il declino del pensiero e l’indebolimento della capacità di intelligenza del reale». La ricerca di Dio, ha concluso a questo proposito l’ex professore Joseph Ratzinger, «si perderebbe in un groviglio di strade se non gli venisse incontro una via di illuminazione e di sicuro orientamento, che è quella di Dio stesso che si fa vicino all’uomo» in Gesù. «Religione del Logos, il Cristianesimo non relega la fede nell’ambito dell’irrazionale, ma attribuisce l’origine e il senso della realtà alla ragione creatrice».

Benedetto XVI ha citato lo speciale legame della Cattolica con la sede di Pietro, e ha indicato nella «coniugazione di ricerca scientifica e servizio incondizionato alla vita» la «fisionomia cattolica» della facoltà di Medicina e chirurgia, perché «la prospettiva della fede è interiore – non sovrapposta, né giustapposta – alla ricerca acuta e tenace del sapere». E concludendo ha attualizzato l’ispirazione di padre Gemelli di riportare «al centro dell’attenzione la persona umana nella sua fragilità e nella sua grandezza, nelle sempre nuove risorse di una ricerca appassionata e nella non minore consapevolezza del limite e del mistero della vita». L’ultimo pensiero del Papa è stato rivolto ai malati ricoverati nel Policlinico.