di Don Antonello Iapicca

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-11.

Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

IL COMMENTO

Non è vero che non potremo mai essere felici. Non è vero che ci sarà sempre e solo da soffrire. No. Siamo nati per una gioia piena, qui ed ora, che sarà poi misteriosamente e infinitamente colmata in Cielo. Oggi Gesù ci dice che proprio per le sue ! parole possiamo essere felici di una gioia vera e piena, che nessuno potrà mai toglierci. Eppure qualcosa in noi protesta dinnanzi a questa affermazione. Il dolore, le angosce, le pene, le malattie, l’orrore per la violenza, le cronache che ci mostrano un mondo sporcato sin dentro al divertimento, lo sport, lo svago, siamo accerchiati e le parole di Gesù stonano. Inizialmente forse le accogliamo con gratitudine ed entusiasmo, ma poi, la realtà delle nostre esistenze ci fa ripiombare nel pessimismo, in quella sottile accidia che invelenisce le nostre ore. La gioia ci sembra pura utopia. Nel mondo sembra che l’uomo sia impegnato solo per la giustizia e per fuggire ogni sofferenza. In questa società non c’è spazio per la gioia, siamo tutti adirati, costantemente. Il piacere a tutti i costi è l’unica forma di felicità, di gioia consentita. Ma anche quello, una volta raggiunto, mostra il suo sorriso satanico. Ma Gesù oggi ci parla di gioia, della sua gioia. Ecco il punto. Probabilmente non l’abbiamo mai conosciuta. Non sappiamo di che cosa si tratti, una gioia che non si è assopita neanche sul Calvario. Una gioia crocifissa. L’unica gioia piena. L’unica che non dipenda dalle circostanze, dal piacere, dal realizzare progetti ed ideali, dalle buone relazioni con gli altri, dalla propria soddisfazione. Una gioia che non ci appartiene, che ci deve essere donata ed essere da noi accolta. La gioia di Gesù per noi. Essa coincide con la volontà di Dio. Con la verità. Con ogni istante della nostra vita. E’ la gioia dell’intimità con Dio in Cristo Gesù. Osservare i comandamenti è già una Grazia, è la vita nuova che si manifesta perchè si è ricevuto un cuore e uno Spirito nuovi. Compiere la volontà di Dio è amare, è una vita donata. “Devi, poi, divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha così tanto amata, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore. Non avrai  altro desiderio che quello di seguire Gesù! Come inebriata dall’Amore, non farai più caso se ti troverai sola o in compagnia: non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesù e andargli dietro!”. Così scriveva Santa Caterina. La gioia di Gesù ci è donata, non implica alcuno sforzo, è la gioia del suo amore, lo stesso fuoco che mosso la sua vita, la certezza dell’amore di Suo Padre. Di nostro Padre. Non vi è alcun moralismo, solo un amore infinito che brucia dal desiderio di donarsi. In ogni istante. Per questo possiamo goire d’una gioia indicibile, anche se siamo provati in ogni modo, perchè dentro il suo amore ci colma, anche se non ce ne rendiamo conto. Non sono sentimenti, è la più pura realtà. Quando camminiamo crocifissi con Cristo rimaniamo nel suo amore, il cuore è pacificato, anche se la carne e i sentimenti sono agitati. Sotto le onde, anche le più tempestose, al fondo del mare vi è una pace infinita. La gioia piena del suo amore riversato copiosamente in noi.


Commento al Vangelo di :

Vita di San Francesco d’Assisi detta “Anonimo perugino” (13° secolo)
§97

« Rimanete nel mio amore »

Dall’inizio della sua conversione fino al giorno della sua morte, il beato Francesco è sempre stato duro nei confronti del suo corpo. Eppure la sua prima e massima preoccupazione è stata il possedere e conservare sempre all’interno e all’esterno la gioia spirituale. Egli affermava che se il servo di Dio si sforza di possedere e di conservare la gioia spirituale interiore e esteriore che procede dalla purezza del cuore, non potranno fargli alcun male i demoni, costretti a riconoscere: “Poiché quel servo di Dio conserva la sua pace nella tribolazione quanto nella prosperità, non possiamo trovare nessun accesso per nuocere alla sua anima”.

Un giorno, egli rimproverò un suo compagno che aveva un’aria triste e il viso malinconico: “Perché manifestare così la tristezza e il dolore che provi a causa dei tuoi peccati? Questo tocca Dio e te. Pregalo di renderti, per la sua bontà, la gioia di essere salvato (Sal 50,14). Davanti a me e davanti agli altri, sforzati di mostrarti sempre lieto, perché non conviene che un servo di Dio si faccia vedere con il viso triste e accigliato”.