da Avvenire
“Le unioni di fatto non sono una priorità nazionale”: il Forum delle associazioni familiari si schiera contro l’ennesimo tentativo di dare un quadro giuridico alle unioni civili e preannuncia battaglia, come quando, nel 2007, portò le famiglie in piazza nel “Family Day” contro la proposta sui Dico.

“La commissione Giustizia della Camera – si legge in una nota – sta procedendo a tappe forzate nell’esame della decina di progetti di legge sulla disciplina delle unioni di fatto. Nella relazione introduttiva Giulia Bongiorno (Fli), presidente della Commissione e autonominatasi relatrice, ha esplicitato il proprio intendimento di voler estendere (molti) diritti e (pochi) doveri del matrimonio ad altre libere forme di convivenza, anche omosessuale”.

“Non si capisce – continua la nota – dove il Parlamento possa trovare tempo ed energie per dedicarsi a temi diversi dalla crisi economica, sociale e politica che il Paese sta attraversando. Nel caso della legge sul fine vita, le forze politiche hanno scelto di congelare una legge giunta all’approvazione definitiva del Senato perché non si possono seminare pietre d’inciampo al governo ed alla maggioranza che lo sostiene. E invece per leggi ben più pericolose per la tenuta politica, come quella sulle unioni di fatto o quella sul divorzio breve, si invoca addirittura la corsia preferenziale quasi che questi e solo questi temi rappresentino l’emergenza sociale”.

“Le famiglie lottano ogni mattina per tirare avanti e per far tirare avanti il Paese sia come sistema economico che come comunità sociale e il governo e le Istituzioni non trovano il modo e la voglia di garantire loro un adeguato sostegno” lamenta il Forum, che si augura “che ciascun parlamentare, anche all’interno della commissione Giustizia della Camera, voglia prendere pubblicamente e formalmente le difese della famiglia e del buon senso, chiedendo che siano accelerati altri provvedimenti ben più urgenti quali ad esempio l’istituzione del Tribunale per la famiglia, una reale conciliazione tra famiglia e lavoro o l’introduzione nell’iter giudiziario di meccanismi di consulenza e mediazione familiare”.