Paul Bhatti, dopo l’uccisione di suo fratello Shahbaz, è tornato in Pakistan per proseguire la sua opera. Oggi è ministro per l’Armonia e consigliere del primo ministro per le Minoranze religiose. Gli abbiamo chiesto quali i suoi sentimenti in questo momento:
Profonda tristezza perché abbiamo perso in maniera tragica questo nostro fratello che lottava per la giustizia, per la pace e per la difesa delle minoranze in Pakistan. D’altra parte, vedo che la gente lo ricorda con grande affetto, perciò sono anche incoraggiato e onorato di tutto questo amore che il mondo ha dimostrato. La gente – specialmente i cristiani – è determinata a continuare la sua missione in Pakistan. E’ un grande incoraggiamento per me il fatto che tutta questa gente vorrebbe che la sua missione continuasse e che siano disposti a fare qualsiasi sacrificio purché la sua missione continui, perché rimanga viva la voce di Shahbaz Bhatti.
L’omicidio di suo fratello si pensa sia avvenuto per mano di fondamentalisti islamici…
Al momento del suo assassinio, sono stati distribuiti volantini in cui c’erano estremisti, che appartenevano ai talebani, che avevano accettato la responsabilità… Loro avevano dichiarato che lui voleva eliminare la Legge sulla blasfemia in Pakistan e che chiunque avesse parlato contro la blasfemia avrebbe fatto questa fine. Perciò noi crediamo che, per quanto riguarda il suo assassinio, è stato fatto da questi estremisti. La cosa più importante però è questa: stiamo lottando contro un determinato tipo di mentalità che ha ucciso Benazir Bhutto, Salmaan Taseer, che ha ucciso altre persone che operavano per la pace.
Suo fratello si era battuto molto per la revisione della Legge sulla blasfemia. Come sta andando la situazione?
Per quanto riguarda la Legge sulla blasfemia noi abbiamo fatto parecchi passi in avanti. Nel senso che io da tempo incontro i leader religiosi di tutti i gruppi religiosi in Pakistan. Ci siamo incontrati anche la settimana scorsa col primo ministro e poi infine anche col presidente per un grande dibattito, in una tavola rotonda, e abbiamo discusso tutti gli aspetti negativi di questa legge. Siamo arrivati a conclusioni molto incoraggianti. Una delle conclusioni è che qualunque persona accusata di blasfemia dovrebbe essere giudicata da una commissione che abbiamo formato noi. A questo incontro, che abbiamo avuto la settimana scorsa, erano presenti i leader religiosi di musulmani, cristiani, indù, sikh e di altre minoranze. Prima che qualcuno venga accusato e perseguito per legge, questa commissione dovrebbe dare la sua opinione. In questo modo tantissimi casi mistificati potrebbero essere eliminati e, in più, se qualcuno ha accusato falsamente dovrebbe avere la stessa punizione stabilita per l’accusato.
Sarà una commissione formata da esponenti religiosi delle varie religioni?
Esatto e ogni gruppo religioso nominerà una persona che lo rappresenterà.
Quindi non è ancora legge ma molto probabilmente lo diventerà?
Esatto. Noi siamo in una fase abbastanza positiva. C’è speranza perché vediamo spazi di dialogo interreligioso tra i musulmani e i cristiani. Ci si sta rendendo conto che in questo Paese dobbiamo avere una convivenza pacifica. Bisognerebbe arrivare a una strategia comune.