Il prossimo 9 febbraio sarà la Giornata nazionale degli stati vegetativi «Vorremmo che non si contrapponesse libertà di scelta a diritto di cura»
di Enrico Negrotti
Tratto da Avvenire del 26 gennaio 2011

Una giornata dedicata alla pacificazione per il bene delle persone in stato ve­getativo e delle loro famiglie. È quanto auspica Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma «Gli amici di Lu­ca» di Bologna, nella lettera aper­ta inviata a Beppino Englaro, in vista della giornata nazionale de­dicata agli stati vegetativi, decre­tata dal governo e fissata per il prossimo 9 febbraio. Proprio la data scelta – l’anniversario della morte di Eluana Englaro – ha su­scitato nelle scorse settimane al­cune obiezioni che De Nigris non si nasconde («non sono convinto che sia da tutti considerata ri­spettosa»), ma invita a superare ogni conflittualità: «Questa può essere l’occasione per pacificare gli animi, per trovare un ragione­vole punto di comprensione». E invita il padre di Eluana a essere presente, il prossimo 9 febbraio (alle ore 21), alla serata organizzata dalla Casa dei risvegli Luca De Nigris al Teatro Duse di Bologna, in cui un gruppo di ragazzi usciti dal coma met­terà in scena il testo La metamorfosi di Fran­za Kafka, con la regia di Antonio Viganò.

De Nigris ricorda che la Giornata nazionale degli stati vegetativi «si inserisce tra due ini­ziative importanti in Italia: la Giornata nazio­nale dei risvegli per la ricerca sul coma – vale la pena» testimonial Alessandro Bergonzoni promossa dall’associazione Gli amici di Luca con il patrocinio de La Rete (Associazioni riu­nite per i traumi cranici e le gravi cerebrole­sioni acquisite) e la Giornata sui traumi cra­nici promossa da Fnatc (Federazione nazio­nale associazioni traumi cranici)».

«Credo che tutti quanti ne potremmo avere reciproca soddisfazione – scrive ancora De Nigris a Englaro – se si guardasse a questo mondo con gli occhi della coerenza. Nessu­no ha in animo di contrapporre un movi­mento pro vita ad un altro pro morte. Noi vor­remmo soltanto che non si contrapponesse la libertà di scelta al diritto di cura». E spiega: «Mi preoccupa che si ripeta il solito copione, che ci possano essere prese di posizione a priori, rispetto a un’iniziativa che potrebbe servire. Englaro in questo potrebbe fare mol­to». Ecco dunque che, nella lettera, sottoli­nea: «Lei potrebbe darci una mano a non “ar­mare questa giornata” ma, come scriveva il poeta Roberto Roversi riferito al nostro Luca (il figlio di De Nigris morto dopo mesi di co­ma, ndr), ad: “armare la speranza, corazzar­la di vita per riprendere a tessere il filo fragi­le del proprio destino». Ribadisce De Nigris: «C’è bisogno di com­prensione e pacificazione. Tante famiglie vor­rebbero avere voce, ma si riesce poco a farle parlare. Occorre dare un senso di rispetto a posizioni differenti che possono convivere, anche se nessuno si dimentica di quel che è successo». La vicenda di Eluana è infatti «una ferita da provare a rimarginare, e il 9 febbraio non deve essere vissuto in modo stridente. Ma che questo accada deve essere un deside­rio di tutti».