di Massimo Introvigne
Tratto da La Bussola Quotidiana

L’Osservatorio sull’Intolleranza e la Discriminazione contro i Cristiani in Europa, diretto dai coniugi Gudrun e Martin Kugler, è un’istituzione unica nel suo genere.

Se numerose e spesso benemerite organizzazioni si occupano della “cristianofobia” e delle persecuzioni contro i cristiani in Africa e in Asia, solo l’Osservatorio di Vienna raccoglie sistematicamente dati sull’Europa. Il suo primo rapporto, sugli anni 2005-2010, ha esercitato una notevole influenza negli ambienti ecclesiali, politici e diplomatici, contribuendo in modo importante alla diffusione delle informazioni su un problema tanto grave quanto ignorato dalla grande stampa. Oggi l’Osservatorio rende pubblico un nuovo rapporto, relativo all’anno 2011, che certamente avrà a sua volta ampia eco.

Molti pensano che in Europa il problema della cristianofobia non esista. Dopo tutto, si dice, i cristiani non sono condannati a morte se parlano male dell’islam come in Pakistan, né sono bruciati vivi come in certe regioni della Nigeria o dell’India. Ma occorre distinguere, e il rapporto dell’Oservatorio lo fa. Il documento afferma che, sebbene in alcuni casi si potrebbe davvero parlare di «persecuzione», questa parola non va usata per l’Europa, in modo da tenere ben distinti i problemi europei da quelli africani e asiatici che sono caratterizzati da un alto numero di morti e dall’uso sistematico della tortura, della violenza armata e del terrorismo. In Europa è preferibile parlare di «intolleranza», di «discriminazione» e di «crimini di odio», questi ultimi più rari che in alcuni Paesi di altri continenti, ma non inesistenti.

I lettori che seguono La Bussola Quotidiana avranno riconosciuto qui uno schema che nell’anno 2011, nel corso del quale sono stato Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni, ho ripetutamente promosso e fatto adottare in occasione di dichiarazioni ed eventi internazionali di tale ente internazionale, particolarmente al vertice di Roma del 12 settembre 2011 sui crimini di odio contro i cristiani, da me proposto e organizzato con il sostegno del governo italiano e della Santa Sede. In effetti, l’Osservatorio di Vienna lavora da sempre a stretto contatto con l’OSCE, è stato un aiuto prezioso durante il mio mandato, e nel rapporto diffuso oggi insiste particolarmente sul ruolo dell’OSCE nel 2011, sottolineando oltre al vertice di Roma di settembre la risoluzione approvata a Belgrado in luglio dall’Assemblea Parlamentare dell’OSCE, che ha tra l’altro espresso appoggio e incoraggiamento al lavoro che stavo allora svolgendo.

Secondo il rapporto viennese, si tratta di uno dei tre eventi positivi del 2011 nel campo della lotta all’intolleranza e discriminazione contro i cristiani. Il secondo è il rovesciamento in appello della “sentenza Lautsi”, del 3 novembre 2009, della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale intendeva vietare l’esposizione del crocefisso nelle scuole italiane. La Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in sede di appello il 18 marzo 2011, ha ribaltato la sentenza di primo grado riammettendo il crocifisso nelle aule scolastiche del nostro Paese.

Il terzo sviluppo positivo – traduco qui in termini più espliciti quanto il rapporto esprime in modo più diplomatico – è venuto dagli elettori spagnoli i quali, rimandando a casa il governo Zapatero, hanno permesso che il 31 gennaio 2012 il nuovo esecutivo spagnolo rendesse non più obbligatoria la frequenza degli alunni delle scuole di Stato ai corsi di educazione civica, la «educación ciudadana», in molte regioni orientati in senso fortemente laicista ed eticamente discutibile, contro i quali aveva levato la sua voce lo stesso Benedetto XVI. Il rapporto ricorda che 55. 000 genitori spagnoli si erano dichiarati obiettori di coscienza, annunciando che i figli non avrebbero frequentato questi corsi nonostante le gravi conseguenze minacciate dal governo Zapatero, e 2. 700 avevano presentato ricorsi ai tribunali.

Ma non mancano dati negativi. Il rapporto afferma che spesso all’Osservatorio di Vienna sono chieste statistiche, ma queste sono difficili dal momento che solo pochi Stati hanno risposto agli appelli dell’OSCE che chiedeva di raccogliere dati nazionali sugli episodi d’intolleranza e sui crimini di odio contro i cristiani. Il rapporto cita tuttavia tre dati statistici nazionali, uno privato e due di fonti governative. Un’indagine sociologica condotta in Gran Bretagna rivela che il 74% dei cristiani pensa di subire discriminazioni per la propria fede e di essere più discriminato dei membri di altre religioni, una percentuale in aumento rispetto al 66% del 2009. Un rapporto ufficiale del governo scozzese afferma che il 95% degli atti di violenza contro comunità religiose è diretto contro i cristiani; quelli contro gli ebrei rappresentano il 2, 3% mentre il 2, 1% delle violenze anti-religiose colpisce i musulmani. In Francia, secondo dati della polizia presentati al vertice OSCE di Roma, 522 chiese e cimiteri cristiani sono stati oggetto di attacchi vandalici in un anno, il 2010. Questi attacchi rappresentano l’84% di tutti quelli portati in Francia contro edifici e luoghi di significato religioso, e l’aumento rispetto al 2009 è del 34%.

Il rapporto offre anche una ricca messe di esempi di cristianofobia, che vanno da casi gravissimi di violenza a esempi di stupidità come quello – fatto conoscere proprio da «La Bussola Quotidiana» – di un comune italiano che ha vietato in una sagra popolare la distribuzione di salamella, in quanto la sagra si svolgeva nel tempo che per i musulmani di Ramadan e la pubblica offerta di carne di maiale avrebbe potuto offenderli. Benché il rapporto offra anche una classificazione più raffinata in undici categorie, nella sostanza lo schema è quello da me proposto per conto dell’OSCE, che descrive la spirale delle violazioni della libertà religiosa, e più specificamente dell’intolleranza contro i cristiani, attraverso un modello in tre stadi. Il primo stadio è l’intolleranza, che è un fenomeno culturale. Viene poi la discriminazione, che è un processo giuridico. Infine, i veri e propri crimini di odio. Gli attori sociali coinvolti in questi tre stadi sono, ovviamente, diversi. Ma c’è un “piano inclinato” che fa sì che si passi facilmente dal primo stadio al secondo, e dal secondo al terzo.

In Europa il rapporto nota particolarmente la presenza del primo stadio, l’intolleranza. C’è una crescente ostilità contro la religione in generale e contro la Chiesa in particolare in settori significativi dei media, dello spettacolo e qualche volta anche dell’arte moderna. Certamente il problema dell’equilibrio fra la libertà di espressione artistica e il rispetto dovuto al sentimento religioso è molto delicato. Tuttavia è un fatto che di recente in Europa sono state proposte o esposte diverse opere artistiche che sono state considerate offensive da un buon numero di cristiani.

Il passo successivo è la discriminazione, che si manifesta nel proporre una legislazione discriminatoria che cerca di ridurre il ruolo e la presenza sociale del cristianesimo. Il rapporto nota in particolare le restrizioni all’obiezione di coscienza in tema di aborto e matrimoni omosessuali. Nel Regno Unito s’impone agli orfanotrofi cristiani di inserire anche le «famiglie» omosessuali tra quelle in lista per adottare i loro bambini. In Olanda si minacciamo di licenziamento i funzionari pubblici cristiani che per ragioni di coscienza non vogliono partecipare alla celebrazione di matrimoni omosessuali. E così via.

Né manca ormai in Europa chi passa al terzo stadio, i veri e propri crimini di odio. Oltre al vandalismo contro cimiteri e chiese – che non si verifica solo in Francia, e che spesso ha un contenuto ideologico che va al di là delle semplici bravate di giovani balordi – il rapporto ricorda gli attacchi alle Messe nelle cappelle universitarie di Madrid e Barcellona, le aggressioni ad attivisti pro life in diversi Paesi, l’attacco agli uffici della Parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro e la conseguente grave profanazione di un crocifisso e di una statuina della Madonna durante la manifestazione degli «indignati» dello scorso ottobre a Roma.

Ancora una volta – il rapporto lo sottolinea – sarebbe improprio mettere sullo stesso piano questi episodi, per quanto gravi, e i morti che ogni giorno cadono vittima delle persecuzioni anti-cristiane in Africa e in Asia. Ma la logica del piano inclinato è pericolosa. Se non si ferma la cristianofobia ora, anzi se non la si ferma al livello dell’intolleranza e della discriminazione, anche i crimini di odio non potranno che aumentare, con conseguenze imprevedibili. Sono lieto che il rapporto sottolinei ripetutamente il ruolo positivo dell’OSCE che nel 2011, durante il mio mandato e sotto la benemerita presidenza lituana, ha continuamente suonato l’allarme su questi problemi. Senza alcuna intenzione polemica – limitandomi a constatare un fatto – osservo che almeno in questo primo trimestre del 2012, sotto la nuova presidenza irlandese, forse molto concentrata sul problema dei preti pedofili, dall’OSCE è arrivato piuttosto un rumoroso silenzio – appena rotto da qualche affermazione generica – sugli episodi di intolleranza e discriminazione contro i cristiani, che pure continuano con frequenza quotidiana in Europa.