Protesta la sorella Ilaria: «Insofferenza dei pm per l’eco mediatica. E i carabinieri hanno fatto uscire me e i miei genitori dal tribunale»
di Luca Liverani
Tratto da Avvenire del 20 ottobre 2010

No a una nuova perizia per verificare se le lesioni provocate dal pestaggio hanno provocato la morte di Stefano Cucchi, come sostiene la famiglia. La richiesta dei familiari del geometra romano, morto un anno fa al Pertini dove era stato ricoverato per i traumi subiti dopo l’arresto, è stata respinta dal giudice per le indagini preliminari. Il motivo: le parti civili non possono formulare queste richieste nella fase di udienza preliminare, ma eventualmente in fase di discussione. Dal canto suo l’accusa ieri ha chiesto di aprire l’aula, dalla prossima udienza, ai giornalisti. Su questo il gup Rosalba Liso deciderà il 26 ottobre. Il legale della famiglia Cucchi non dispera: «La super-perizia su Stefano è stata rigettata non perché infondata – spiega l’avvocato Fabio Anselmo – ma perché inammissibile in questa fase processuale. In parole semplici, non è una cosa che non si può fare, è possibile farlo dopo». La richiesta dei familiari è motivata dalla volontà di reimpostare la linea dell’accusa, che sostiene che Stefano è morto perché non è curato dai medici. Agli agenti penitenziari, anch’essi indagati, è contestata infatti solo l’accusa di lesioni. I familiari sostengono invece che se non fosse stato picchiato, Stefano non sarebbe mai finito all’ospedale, dove effettivamente è stato abbandonato a se stesso. La perizia di parte sosteneva invece una connessione diretta tra lesioni e arresto cardiaco: «È dimostrato – si legge – che i pazienti con lesioni midollari alle prime vertebre lombari presentano alto rischio di disfunzioni cardiache». Il clima in aula ieri si è scaldato quando il pm Vincenzo Barba ha espresso irritazione «per la pressione mediatica che metterebbe in discussione l’operato della procura», secondo quanto racconta Ilaria Cucchi: «Si vorrebbe – chiede – che i giornalisti si occupassero d’altro?». A fine udienza, mentre fuori dall’aula la famiglia parlava con gli avvocati, genitori e sorella sono stati insistentemente invitati dai carabinieri a lasciare il tribunale: «Mai e poi mai – commenta Ilaria – pensavamo di costituire un problema di ordine pubblico: abbiamo subito l’umiliazione di dove essere scortati fuori dal tribunale contro la nostra volontà. Si parla della morte di una persona della nostra famiglia, ma evidentemente questo non conta».