Interviene al Forum Internazionale dei Giovani nel giorno dell’Annunciazione

di Roberta Sciamplicotti

ROMA, giovedì, 25 marzo2010 (ZENIT.org).- I “divieti” posti dalla Chiesa sono sempre in funzione di un bene più grande, ha avvertito il Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, intervenendo al X Forum Internazionale dei Giovani questo giovedì, solennità dell’Annunciazione.

Al Forum, in svolgimento a Rocca di Papa (Roma) dal 24 al 28 marzo sul tema “Imparare ad amare”, partecipano delegati giunti da 90 Paesi dei cinque continenti.

Nella sua omelia, il Cardinale ha ricordato che nonostante la cultura odierna riduca l’amore a “emozione sessuale e sentimentale, senza un progetto e senza impegno”, esaltando “la dimensione ludica del rapporto sessuale, impoverendo la dimensione relazionale e negando quella procreativa”, “secondo il disegno di Dio la sessualità è integrata nell’amore vero, cioè nell’impegno per il bene delle persone, della società e della Chiesa”.

“La Chiesa non deprime la sessualità, ma la esalta. Non la rende amara con i suoi comandamenti e divieti, ma la libera dalla tirannia dell’istinto, la preserva dalla degradazione del vizio, la purifica e la guarisce dal peccato, perché possa attuare tutto il suo significato e la sua bellezza”.

“Ci sono le norme morali, ma bisogna capirne il senso e il valore – ha segnalato -. I divieti servono a incanalare le energie verso un bene più grande”. “Tutti i No sono in funzione di un grande Sì”.

“Nella misura in cui si percepisce il senso e il valore delle norme morali, cresce anche l’energia per osservarle, specialmente se con la preghiera, la confessione e l’Eucaristia si alimenta il rapporto con il Signore Gesù Cristo che ci comunica la grazia dello Spirito Santo”.

Chi è “intimamente persuaso di essere amato dal Signore”, ha sottolineato il Cardinale, “ha anche vivo desiderio di contraccambiare l’amore e si impegna a compiere sempre più generosamente la volontà di Dio”.

“Se a volte non ci riesce, riconosce umilmente di essere peccatore e si affida alla divina misericordia. Fa il bene che è capace di fare e prega per comprendere meglio il valore delle norme morali e per avere la forza di compiere quel bene che ancora non è capace di fare”.

In questo modo, “cammina nella direzione giusta e gradualmente il suo amore si purifica e diventa più vero e più bello”.

La famiglia, scuola d’amore e di evangelizzazione

Gli uomini, ha ricordato il Cardinale Antonelli, sono fatti “non per la solitudine, ma per la relazione con gli altri”.

“Siamo stati creati a immagine di Dio uno e trino. Come le persone divine vivono in perfetta comunione di amore tra loro, così noi possiamo essere felici se comunichiamo con gli altri e con Dio nell’amore”.

L’esempio di amore per eccellenza, ha aggiunto, è quello tra l’uomo e la donna, perché “il rapporto di coppia, se è autentico, è immagine primordiale e partecipazione della vita divina” e “costituisce il modello emblematico dell’uscire dalla solitudine ed entrare in comunione con gli altri”.

In una famiglia autentica, ha osservato, “l’amore di desiderio e l’amore di donazione si fondono spontaneamente”.

“Ognuno considera gli altri una risorsa e un vantaggio per il proprio bene; ma soprattutto li considera un bene in se stessi, persone insostituibili, non intercambiabili, senza prezzo e con valore assoluto. Se c’è un’attenzione preferenziale, è per i più deboli: i bambini, i malati, i disabili, gli anziani”.

“La famiglia, istituzione del dono e della comunione, introduce nel mercato stesso, che è l’istituzione dello scambio utilitario, una componente di gratuità e solidarietà che gli è necessaria”.

Il Cardinale Antonelli ha quindi sottolineato che “non basta essere una famiglia socialmente rispettabile; non basta neppure essere una famiglia che va alla Messa festiva, continuando però a pensare e agire alla maniera del mondo secolarizzato”.

Bisogna infatti “avere un rapporto vivo e personale con il Signore Gesù: preghiera, ascolto della sua parola, Eucaristia, conversione permanente, edificazione reciproca, apertura al dialogo, servizio del prossimo, perdono reciproco, fede incarnata nelle relazioni e attività quotidiane”.

In questo modo, “la famiglia diventa soggetto di evangelizzazione al suo interno, nel suo ambiente, nella parrocchia, nella società”.

Il porporato ha quindi concluso il suo intervento invitando ad imitare Maria, che all’amore di Dio “ha risposto con il suo amore, che è commossa gratitudine e pronta obbedienza, Magnificat e fiat”.

“Dio ha amato per primo anche noi: ci ha creati, ci fa vivere, ci dona le persone e le cose che formano il nostro mondo, ci ha donato se stesso in Gesù Cristo e ci chiama alla vita eterna”.

“Nella misura in cui siamo persuasi di essere amati da Lui, abbiamo anche la gioia e l’energia spirituale per obbedire ai suoi comandamenti”.