La psicanalista femminista Agacinski: il diritto di sposarsi si basa sulla differenza dei sessi

La Corte costituzionale ha dichiarato in parte infondati e in parte inammissibili i ricorsi contro il fatto che il matrimonio, in Italia, sia riservato a persone di sesso diverso, ed è incredibile anche solo essere costretti a doverlo ribadire. Lo ha fatto in Francia, con argomentazioni limpidissime, la voce laica della psicanalista e femminista Sylviane Agacinski, che non ha nessuna paura di sfidare il politicamente corretto e la dittatura del desiderio spacciata per piena realizzazione dei diritti della persona. In un saggio sulla cosiddetta “omoparentalità”, uscito sulla rivista “Commentaire” nel 2007, Agacinski scriveva: “Le rivendicazioni degli ‘omosessuali’, in materia di matrimonio e di ‘parentalità’, vengono avanzate in nome di un’uguaglianza con gli ‘eterosessuali’… categoria di soggetti che non è mai esistita. Gli eterosessuali rappresentano in questo caso una classe immaginaria ritenuta depositaria del ruolo di coloro ai quali la sessualità darebbe il diritto di sposarsi e di avere figli. Si tratta in realtà di pura finzione, perché a permettere il matrimonio non è mai stata la sessualità degli individui, ma soltanto il sesso, vale a dire la distinzione antropologica tra uomini e donne.(…) E’ per questo che la coppia sposata è sessualmente mista e non ‘eterosessuale’. Il fatto che ci si sposi sempre e ovunque con una persona dell’altro sesso appartiene al principio stesso del matrimonio e non ha nulla di aleatorio e di accidentale”. E se se l’ordine umano, sociale e simbolico, conclude Agacinski, “dà agli individui una filiazione doppia, sessuata, maschile e femminile, non è per i sentimenti che possono legare i genitori tra loro, e ancor meno per i desideri che li animano. E’ a causa della condizione sessuata dell’esistenza umana e dell’eterogeneità di ogni generazione, di cui la cultura ha voluto fino a oggi conservare il modello e la traccia”.

Nicoletta Tiliacos