di Paolo Rodari
Tratto da Il Foglio del 23 febbraio 2011

Per l’uscita nelle librerie, il prossimo 11 marzo, del secondo volume del libro del Papa dedicato a Gesù di Nazaret e al suo ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione

– secondo quanto apprende il Foglio si tratta di 380 pagine in tutto, 66 in meno del primo tomo – non c’è soltanto l’attesa del grande pubblico (il 10 marzo una presentazione avverrà in Vaticano alla presenza del prefetto dei Vescovi, il cardinale Marc Ouellet, e dello scrittore Claudio Magris); c’è anche quella della fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Per volere dello stesso Papa la neonata fondazione persegue lo scopo che il libro soddisfa col sol fatto d’essere pubblicato: promuovere la conoscenza e lo studio della teologia. La fondazione è nata grazie ai soldi che la Libreria editrice vaticana (Lev) ha guadagnato dalla vendita dei libri di Ratzinger da quando questi è stato eletto al soglio di Pietro. Si tratta in tutto di quasi due milioni e mezzo di euro lasciati dal Pontefice quale patrimonio di base di una fondazione che fa della ricerca di Dio il suo proprio e principale senso d’esistenza.

Studiare Dio. Promuovere incontri su di lui. E, infine, premiare studiosi che si sono contraddistinti per particolari meriti nell’attività di pubblicazione e nella ricerca scientifica. E’ il senso di questa fondazione unica all’interno delle sacre mura. Una istituzione che rispecchia nel profondo uno dei centri del pontificato ratzingeriano: la primizia di Dio dentro la vita della chiesa. L’evento clou dei prossimi mesi sarà quando, prima della fine del 2011, Ratzinger premierà tre studiosi (in molti in Vaticano attendono con curiosità di conoscere i loro nomi) che si sono contraddistinti negli studi biblici, patristici e nel campo della teologia fondamentale. Se un tempo il Papa premiava i teologi migliori concedendo loro la porpora cardinalizia – per questo furono designati cardinali Hans Urs Von Balthasar, morto sulla strada che lo portava a Roma per il concistoro, Henri-Marie de Lubac e Yves-Marie-Joseph Congar – oggi per poter premiare anche teologi di sesso femminile insieme a laici appartenenti al mondo delle accademie teologiche si è scelta questa nuova strada che ha in monsignor Giuseppe Scotti, presidente della Lev e segretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, il braccio operativo. E in Georg Gänswein, Camillo Ruini, Tarcisio Bertone, Angelo Amato, Jean-Louis Bruguès e Luis Francisco Ladaria, coloro che sono incaricati di offrire un adeguato supporto scientifico. Era il 10 giugno dello scorso anno quando il Papa rispondeva in piazza san Pietro alle domande di alcuni preti. Parlò di una teologia cattiva, “che viene dall’arroganza della ragione, che vuole dominare tutto e fa passare Dio da soggetto a oggetto”. E c’è una teologia buona, attaccata alla fede della chiesa senza “sottomettersi a tutte le ipotesi del momento”. E’ a questa teologia che il Papa guarderà per premiare i più meritevoli.