di Riccardo Cascioli

Fino a un po’ di tempo fa gli animali si spostavano alla ricerca del cibo, come il famoso lupo di San Francesco; ora invece sembra che girino con il termometro in mano alla ricerca del luogo dove la temperatura misurata è identica a quella media preferita. Almeno a quello che si legge sui giornali, dove basta un esemplare di specie aliena per dimostrare l’esistenza del riscaldamento globale.

Un caso esemplare è proprio di questi giorni e ha per protagonista l’aringa mediterranea (conosciuta anche come Alaccia) che, davanti alle coste romagnole muore di freddo. I giornali del 26 gennaio (vedi Il Resto del Carlino) infatti ci informano di una morìa di aringhe dalle proporzioni allarmanti, nell’ordine di diverse tonnellate. “Adriatico una ghiacciaia” titola il giornale: i tecnici dell’Arpa ci informano che la temperatura misurata in superficie è intorno ai 5 gradi ed è il perdurare di questa situazione che rende l’ambiente ostile alle aringhe.

E pensare che appena pochi mesi fa il Mare Adriatico veniva paragonato al Mar dei Caraibi. Era il 28 luglio 2009 e un articolo ci spiegava che la tropicalizzazione del Mare Adriatico aveva portato sulle coste romagnole una lunga lista di pesci provenienti da Africa, Cina, Australia. In particolare le nostre alacce erano arrivate in Romagna nell’inverno 2008/2009 provenienti dall’Africa meridionale. In realtà il  tecnico dell’Arpa Attilio Rinaldi, che ha documentato la morìa di questi giorni, sostiene che l’aleccia proviene dal Mediterraneo meridionale, ma non stiamo a sottilizzare: siccome non siamo esperti di pesci ci limitiamo a registrare pareri diversi.

Ad ogni modo il problema, fino a poco tempo fa, sembrava essere il riscaldamento dell’Adriatico e se avessimo dovuto pronosticare sul motivo della morìa avremmo decisamente puntato sull’arrostimento piuttosto che sul congelamento, un modo nuovo di procurarsi aringhe affumicate. Anche perché il noto giornalista scientifico del Corriere della Sera, Franco Foresta Martin, l’11 settembre 2007 rilanciava l’allarme dell’Icram (Istituto per la ricerca sul mare), secondo cui l’Adriatico è destinato a diventare una palude salmastra a causa del surriscaldamento delle acque.

Nell’Adriatico – dice l’articolo – “si registra un aumento di due gradi anche nei mesi invernali e fino a 100 metri di profondità. L’anomalia ha già interrotto la corrente del Golfo di Trieste, un flusso che contribuisce al rimescolamento delle acque dell’intero Mediterraneo e la cui prolungata assenza comporterebbe rischi gravi per l’intera catena alimentare marina. ‘Senza questa corrente che si muove in direzione Nord-Sud, l’Adriatico si trasformerebbe in un mare fermo e sempre più caldo – ha spiegato il direttore scientifico dell’Icram Silvestro Greco -. Dal Golfo di Trieste fino alla costa pugliese si creerebbe una palude salmastra..”.  Cosa dire davanti a tanta scienza?

Del resto Greco e Foresta Martin fanno la figura dei moderati se paragonati a quanto dichiarato pochi mesi prima da Rosalia Santoleri dell’Isac-Cnr (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Roma: in un articolo dell’agenzia AGR del 23 luglio 2007, afferma infatti che secondo il suo istituto nella primavera 2007 si è addirittura registrato un aumento di 4° nella temperatura dell’Adriatico rispetto alla media, tale che il mare Adriatico “diventa sempre più tropicale”. A preoccupare non è soltanto l’impennata di un anno ma il perdurare di una tendenza iniziata già nel 1980.

Insomma da ormai 30 anni la temperatura dell’Adriatico sarebbe in continua crescita, siamo già al livello dei Caraibi e potremmo presto arrivare a una grande palude salmastra. E poi, ecco improvvisa la morìa di pesci nel gennaio 2010 per freddo. Un caso isolato? Mica tanto: sempre Attilio Rinaldi, dell’ARPA Romagnola, alla domanda della giornalista che gli chiede se ci sono state altre morìe di questo genere negli ultimi anni, risponde: “Nel 2002 ce n’è stata una simile perché anche allora le temperature si abbassarono molto. Poi, da quello che abbiamo potuto osservare in letteratura ce n’è stata un’altra di portata simile solo nel 1929. Dobbiamo però  considerare che nel frattempo c’è stata la aseconda grande guerra e sicuramente le morìe di pesci, se mai ce ne fossero state, erano l’ultimo dei problemi in quel momento. Comunque  a nostra conoscenza, le date sono queste: 1929, 2002 e questi giorni”.

2002? Ma non c’era un trend continuo al rialzo delle temperature dal 1980? E allora? Non è che adesso scopriamo che c’è un intensificarsi delle ondate di freddo nel Mare Adriatico? No, perché nel caso avvertiteci in tempo prima di prenotare le ferie. E soprattutto avvertite questi poveri pesci, che arrivano in Romagna pensando di andare nei Caraibi e si ritrovano nel Mar Baltico.