di Paola Binetti

Tratto da Il Sussidiario.net

L’unità dei cattolici in politica è prima di tutto unità nei valori e in una comune visione cristiana della vita, tradotta in un impegno quotidiano di coerenza personale.

E’ una delle conclusioni che si possono trarre dall’ennesima lezione che il Santo Padre ha impartito ieri mattina a Castel Gandolfo ai leader dell’Internazionale democristiana, guidati da Pier Ferdinando Casini, appena riconfermato come loro presidente. “Serve un nuovo impegno politico dei cattolici – ha detto il Papa -, perché la crisi impone di agire sulla base di un fondamento etico, sempre più maturo e consapevole e non solo in nome del mercato”.

Benedetto XVI ha comunque riconosciuto che nonostante le enormi difficoltà di questi ultimi anni, “l’impegno dei cristiani nella società non ha cessato di essere vivace fermento per un miglioramento delle relazioni umane e delle condizioni di vita. Questo impegno però non deve conoscere flessioni o ripiegamenti. Al contrario va profuso con rinnovata vitalità, in considerazione del persistere e, per alcuni versi, dell’aggravarsi delle problematiche che abbiamo dinanzi”. Al centro del suo discorso fatto di parole, ma anche di gesti, di sguardi e soprattutto di affetto, si percepiva una sorta di preghiera, una sollecitudine paterna, un’insistenza accorata, a rinnovare il proprio impegno politico davanti alla crisi globalizzata, con il coraggio di chi si cimenta ancora una volta con le difficoltà in una maniera “fiduciosa e non rassegnata”.

“Il cristiano – ha ribadito Benedetto XVI – è chiamato ad agire e ad esprimersi con spirito profetico, capace cioè di cogliere nelle trasformazioni in atto l’incessante quanto misteriosa presenza di Dio nella storia, assumendo così con realismo, fiducia e speranza le nuove emergenti responsabilità”. Un ottimismo cristiano, realista e consapevole delle difficoltà che si possono incontrare dentro di noi e nell’ambiente che ci circonda, ma convinto proprio per la sua fede che Dio, presente nella nostra storia con la sua provvidenza misericordiosa, sarà sempre accanto a coloro che assumendosi le proprie responsabilità, anche quelle che come politici competono loro, si prendono cura delle necessità degli uomini, delle loro povertà materiali e spirituali. “La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, diventando così occasione di discernimento e di nuova progettualità”.

E’ vero che sembra un’impresa titanica, al di fuori della nostra portata, ma il Papa ha voluto sottolineare come Dio sia sempre accanto a chi fa sua questa sfida di giustizia e di carità, di amore e di solidarietà. Possiamo provare a cambiare il ritmo delle cose, possiamo invertire la tendenza a rinchiuderci nel nostro individualismo, a pensare solo a noi stessi, ai nostri diritti, ribaltando quel relativismo morale che è pronto a giustificare qualsiasi cosa purché se ne possa trarre un tornaconto personale. Benedetto XVI, in particolare, rivolgendosi ai leader democristiani ha chiesto che “l’impegno civile e politico possa ricevere nuovo stimolo ed impulso nella ricerca di un solido fondamento etico, la cui assenza in campo economico ha contribuito a creare l’attuale crisi finanziaria globale”.

Davanti agli scandali, alla corruzione, alla avidità che affligge non solo il nostro Paese, ma il mondo intero, il Papa ha fatto una diagnosi lapidaria: “La crisi è provocata da assenza di visione etica in economia e occorre tornare a porre al centro di tutto l’agire politico la persona umana e non la logica di mercato’”. Ma se bisogna ricominciare dalla centralità della persona allora non si può dimenticare che ogni persona ha diritto a nascere in una famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita. Bendetto XVI ha voluto tracciare un quadro della famiglia come luogo della condivisione degli affetti, ambito privilegiato della solidarietà e della gratuità. Perché è in famiglia che si apprende ad amare e ci si sente amati finché si diventa anziani, malati.