Sit in l’anniversario della morte di Eluana Englaro da parte del Gruppo ” Ora et Labora in Difesa della Vita.

Da tempo, da troppo tempo, in Italia si registrano tentativi di legalizzare l’eutanasia.

Nei casi Englaro ( morire di fame e sete ! ), cioè procurare in maniera intenzionale la fine di una vita umana e Welbi “staccare la spina” ( eutanasia attiva) ; nel caso “budget del ricoverato”( una licenza di uccidere ! ) cioè omissione di soccorso (eutanasia passiva) ; nel caso Crisafulli , un disabile abbandonato al suo destino e con la possibilità di andare a morire all’estero per carenza di risorse sanitarie necessarie, sono vicende umane selettive della vita e della morte.

Tutto in contrasto con Ippocrate, il padre della medicina, dove quest’ultima ed il dovere del medico sono di proteggere la salute, guarire le malattie, alleviare le sofferenze, mentre la politica dovrebbe  dare rispetto della dignità della persona.

A ricordo dell’anniversario della morte procurata ad Eluana Englaro, affetta da disabilità grave, “grazie” al mancata osservazione della norma ”Impedire il rifiuto dell’assistenza sanitaria o dei servizi sanitari nonché di alimenti o liquidi a causa della disabilità” ( art.25/f della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU ), il Gruppo “Ora et Labora in difesa della Vita”, organizza il 9 febbraio a Lecco un sit.

Il problema morale è chiarire il concetto ed il contenuto, ma di fronte ad atteggiamenti di rifiuto dell’accanimento terapeutico, del dolore non necessario o testamento biologico (cioè autodeterminazione del paziente, provvedimento in fase itinerante nel Parlamento Italiano), si corre il grave rischio che dal considerare la così detta pietà per le sofferenze insopportabili, si possa passare alla legalizzazione della vita senza valore, “considerazione” che potrebbe coinvolgere, come il caso Englaro, disabili psico-fisici, malati terminali, anziani non autosufficienti.

A fronte di queste “posizioni si pone:

a.) il cristiano alla luce della fede

b) l’uomo della strada nel senso del vivere,

c.) la società che attende condizioni umane capaci di assicurare l’assenso ad ogni vita, anche la più inutile e senza valore.

Purtroppo si assiste ad una “cultura di amore verso gli animali”, che ampiamente rispettiamo, ma a questa condizione non possono essere promossi nella considerazione giuridica e nella rivoluzione etica questi “esseri senzienti” ( art.III° 121 Costituzione Europea) necessari e superiori alle necessità ed al ” centralismo dell’uomo” ( Preambolo Parte II° Cost.Europea).!

Il caso Englaro, naturalmente come altri casi interessanti la medicina e la morale, sono da considerare con umana comprensione e considerazione, mentre rimane sempre inevaso il concetto della voglia di vivere degnamente dei disabili, senza contare i disagi delle loro famiglie e di una società sempre più costernata innanzi all’inerzia delle Istituzioni.

Ed ecco che una “cosa nuova” appare nello scenario della vita quotidiana, in quanto, pare, che si vada uniformando nelle strutture ospedaliere il “budget del ricoverato”, una “forma di risparmio”che restringerebbe i tempi di degenza del paziente, ancor più grave se i malcapitati sono persone disabili, in tarda età ed agonizzanti

Questo “sistema”, se vero, è una significativa indicazione drammatica ed inquietante di piena e legale eutanasia che non accettiamo, fin’ora “fuori” dall’etica e dall’ordinamento giuridico italiano.

Per questo abbiamo inoltrato al Parlamento una urgente Petizione per conoscere la verità, ma a tutt’oggi tutto tace!

Una priorità come quella di questo grave urgente e nuovo disagio sociale è assoluta, perché il morire, come nei casi sopra esposti di fame e sete o con richiesta di staccare la “spina”, è totalmente diversa da questo “budget del ricoverato”, dove si chiede di non staccare la “spina” e garantire ad ogni persona il diritto a continue e specifiche cure fino al compimento naturale della vita, come da tempo evidenziamo alle Istituzioni !

Previte

http://digilander.libero.it/cristianiperservire