di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 12 maggio 2010 (ZENIT.org).- Ai malati mentali deve essere riconosciuto il diritto alla vita e non all’eutanasia. E’ l’appello lanciato da Franco Previte, Presidente dell’associazione Cristiani per Servire (http://digilander.libero.it/cristianiperservire).

Domani 13 maggio ricorre il trentaduesimo anniversario della legge “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari ed obbligatori” (legge 13 maggio 1978 n.180) varata con lo scopo di curare e non segregare il paziente soggetto a malattie psichiche.

In una intervista a ZENIT, Previte ha affermato che questa normativa ha voluto dare un “colpo di spugna” agli Ospedali Psichiatrici pur concedendo al privato di coprire il 50% circa delle esigenze del pubblico, nonostante i costi elevati di gestione esistenti in Italia.

Dall’ultima Relazione Trimestrale del Ministro della Salute, ai sensi dell’art. 1° comma 24 della legge 23 dicembre 1996 n. 662 sulle iniziative adottate a livello nazionale e regionale al 31 dicembre 2002, (Doc. CXXVI n.1 Atti Parlamentari 20 ottobre 2003), sono stati documentati tutti i programmi di superamento degli ex-Ospedali Psichiatrici pubblici in favore di strutture residenziali come luogo di destinazione elettivo o “residenze protette”.

Anche se, secondo la Relazione del Ministro della Salute svolta il 30 giugno 2004, esistono ancora 7 Ospedali Psichiatrici Privati in Italia e 6 Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Tutti “vergognosamente ancora aperti”, ha commentato Previte, il che sta a dimostrare che vi sono persone con problemi psichici “relegati in strutture definibili manicomiali” (Doc. CXXVI n. 3 Atti Parlamentari 21.01.2005).

“E’ evidente – ha sottolineato il Presidente di Cristiani per Servire – che ‘queste strutture’ contrastano non solo con la legge 180, ma confliggono addirittura con la Costituzione Italiana, molto criticate per le loro ‘inefficienze’ nel Rapporto indirizzato alle Istituzioni Italiane dal dr.Alvaro Gil-Robles, Commissario Europeo per i diritti umani (10/17 giugno 2005)”.

Il Presidente di Cristiani per Servire ha spiegato che “quelle norme legislative vanno rivedute in una proposizione che renda ragione e giustizia” perchè fino ad oggi “questa problematica è stata oggetto di pseudo revisioni, che hanno stimolato politici, operatori del settore, organizzazioni private, del non-profit, verso proposte interessate ad alimentare un business del malato di mente, con l’intenzione di affidarli a strutture cooperativistiche pubbliche o private”.

Previte lamenta che la normativa accentrata nel Testo Unificato Burani-Procaccini a cui era abbinata una Petizione dell’associazione Cristiani per Servire è sparita dall’agenda parlamentare dal 21 aprile 2005.

Per Previte, “non si può addossare un peso di questa gravità alle famiglie ed alla società”.

“E’ vero – ha aggiunto – che la famiglia è la vera risorsa di questo Paese, ma bisogna darle quel riconoscimento, quel ruolo insostituibile, quella maggiore dignità che le spetta quale membro fondamentale della società, soprattutto per quelle famiglie dove esiste la disabilità nei suoi possibili componenti, ai quali bisogna garantire il rispetto della loro dignità quali persone”.

“La ‘cultura della morte’ – ha continuato – come la chiamava Papa Giovanni Paolo II, si va sempre più diffondendo sia in forma esplicita che subdola, mentre la battaglia per la vita e per la dignità dell’uomo-disabile è ormai un ‘diritto-dovere’ superato e ne pagano le conseguenze le persone svantaggiate”.

In una lettera inviata al Senatore Antonio Tomassini, Presidente del 12° Commissione  Igiene e Sanità del Senato della Repubblica, Previte ha scritto: “A tutt’oggi nessuna chiarificazione ci è pervenuta sulla particolare tutela ed assistenza sanitaria ospedaliera per persone-pazienti fragili quali quelle in età avanzata. sia disabili fisici e psichici, malati terminali persone bisognose di prestazioni sanitarie costanti ed onerose, al fine di evitare episodi e/o situazioni di abbandono: una eutanasia mascherata”.

“Trattandosi di un diritto inalienabile, il diritto alla vita e non all’eutanasia, – ha concluso – anche a nome dell’opinione pubblica, Le chiedo cortesemente di far conoscere la verità”.